In questa sezione raccogliamo alcune interessanti recensioni, interviste e approfondimenti.

"Siamo a Horndal, una piccola città di campagna immersa nell'inverno svedese, a 200 km a nord-ovest di Stoccolma. Nell'appartamento dei Demiri c'è un'atmosfera da "bella addormentata". Le figlie più grandi, Ibadeta (17) e Djeneta (16) riposano sui loro letti o sedie a rotelle, in uno stato apatico che i medici paragonano al letargo ("consumano pochissima energia, il cuore batte più lentamente"), attribuendo il fenomeno a violenti traumi psicologici. L'esistenza quotidiana del resto della famiglia (il padre Muhareem, la madre Nurje e i due fratelli minori Resul e Furkan) ruota interamente attorno alle due ragazze adolescenti, sostenuta dalla speranza che si sveglino e di ottenere finalmente asilo politico, essendo la loro richiesta già stata respinta due volte.
Nel corso di un racconto che attraversa varie stagioni in questa atmosfera di tempo sospeso, la regista (che ha scritto la sceneggiatura in collaborazione con Lucas Minisini) svelerà gradualmente i misteri di questo strano stato letargico ("i primi bambini apatici apparvero in Svezia nei primi anni 2000. Era una situazione medica che non avevamo mai affrontato"), le sue cause (quando e come furono colpite Ibadeta e Djeneta - " pensavamo tutti che sarebbe morta") e le ripercussioni sociali ("alcuni sostenevano che i bambini fingessero di essere malati e, in breve tempo, da medico il soggetto divenne politico").
Tuttavia, il film non cerca mai, e questa è una delle sue grandi qualità, di cadere nella tesi medica o nel dossier sull'immigrazione. I dolorosi ricordi del Kosovo che hanno spinto i Demiri all’esilio sono evocati in modo ellittico e suggestivo ("hanno lanciato pietre alle finestre, sono entrati con i coltelli, hanno lacerato le pareti") e le angoscianti procedure amministrative al fine di ottenere un permesso di soggiorno definitivo punteggiano sì la narrazione, toccando il tema della ricerca di un futuro per la famiglia, ma sono sempre focalizzati sul principale problema emotivo: la speranza che le due ragazze si risveglino.
Toccante ritratto dell'amore familiare, Wake Up on Mars dà anche uno spazio importante a Furkan, il più giovane dei due figli, un simpatico ragazzino di dieci anni immerso in questo ambiente molto particolare, in queste preoccupazioni da "grande", ma che rimane comunque un bambino della sua età, che evade uscendo e recuperando pezzi di ricambio presso uno sfasciacarrozze allo scopo di costruire un razzo per raggiungere lo spazio e altri pianeti.
Dosando bene gli splendidi panorami della campagna svedese e il dinamismo di Fukan per far respirare il suo film al di fuori degli interni rallentati dei Demiri, Dea Gjinovci realizza una riuscita opera prima con questo documentario empatico cullato dall'immobilità di queste protagoniste addormentate alle quali viene sussurrato "quando uscirete, sentirete la brezza, il profumo dei fiori, delle foglie, della terra, la freschezza sulla vostra pelle". (Cineuropa)

"Wake up on Mars, documentario presentato al Biografilm Festival 2020 di Bologna in Concorso Internazionale, è il primo lungometraggio di Dea Gjinovci. Potremmo definirlo, senza mezzi termini, un ritratto familiare. Dalle protettrici Alpi albanesi del Kosovo, ai freddi alberi innevati della Svezia, fino alla polvere rossa di Marte. Immobili, immerse in un sonno che dura da anni, Djeneta e Ibadeta sono soltanto due dei numerosi bambini caduti nel dolore violento della guerra. Un dolore che non uccide, ma ammutolisce. I loro corpi non si muovono più. Lento e uniforme è invece il respiro. Un respiro che alimenta una vita nuova che non c’è ancora. La “sindrome della rassegnazione” è una catalessi, un’apatia (απάθεια, letteralmente “senza emozione”), uno stato di morte apparente. I più colpiti sono bambini rifugiati in Svezia, e il coma – questa depressione profonda – sembra darsi come l’insolita reazione alla paura del rimpatrio.
Non esistono partenze semplici, quando obbligate e necessarie. Né esistono riposi certi. Solo rifugi provvisori. La fuga dalla propria casa, dalle proprie strade. L’espatrio forzato, inaspettato, così ingiustamente arbitrario, è l’ultimo grande oltraggio a chi è sopravvissuto al terrore delle bombe. «Ibadeta voleva diventare medico», racconta la madre. «Era il suo desiderio. Quando Djeneta era a casa, e stava bene, voleva fare l’artista». Il 3 Luglio del 2019, in un giorno d’estate, Ibadeta si sveglia da un sonno durato tre anni. Due mesi dopo, come per necessità, la seguirà Djeneta.
Con la delicatezza di chi ne comprende il linguaggio (o forse dovremmo dire la lingua), Gjnovci, regista di origine albanese kosovara, affronta la sofferenza senza severità, come se non fosse questa l’unica realtà possibile, ma al contrario ne fosse piuttosto una privazione, una negazione. Ogni immagine, anche la più difficile da sostenere, rincorre la successiva con gentilezza, calma, rispetto. La dedizione del padre e della madre è una risposta operosa che sfida la morte, e una promessa, che non sa invecchiare, di vita. Con uno sguardo mite e singolare, privo di artificio, ma comunque scelto, la cinepresa segue – non insegue – un tempo di pochi mesi come fosse il tempo degli anni: passato, presente, futuro. Infatti la guerra è un ricordo, e il trauma, rinchiuso nelle due ragazze addormentate, è nel piccolo Furkan matrice di azione, di attività contro la passività di un mondo incomprensibile e indifferente.  Wake up on Mars, già dal titolo, rimanda al risveglio. Atterrare su Marte, e svegliarsi. Questo è il desiderio di Furkan: «A casa in Kosovo hanno lanciato delle pietre dalle finestre. E sono entrati con i coltelli. Hanno squarciato i muri». Furkan non ricorda tutto, ma abbastanza per realizzare nei suoi sogni di bambino un’astronave di lamiera. E’ convinto che sia possibile vivere altrimenti. Forse su Marte non esisteranno persecuzioni, e le richieste di asilo non dovranno attendere conferme, perché ci sarà posto e spazio per tutti."(Artesettima.it)

Un'interessante intervista alla regista:
https://www.youtube.com/watch?v=V3_QdFsLuTw

Il trailer del documentario:https://www.youtube.com/watch?v=jkrsMoSPFm8
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