In questa sezione trovate oltre alla scheda film, alcuni approfondimenti e interessanti interviste ai registi.
Il Documentario
“Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”, predicava uno dei più grandi rivoluzionari del ‘900, Mahatma Gandhi. Nelle campagne di Cupramontana, in provincia di Ancona, c’è chi da più di 30 anni porta avanti una rivoluzione tanto radicale quanto silenziosa. E’ la piccola Tribù delle Noci Sonanti. Il fondatore, Fabrizio Cardinali aveva 22 anni quando ha lasciato l’università, la famiglia e la carriera sportiva per dedicarsi alla costruzione di una vita alternativa, controcorrente. Una scelta drastica, da rinnovare ogni giorno con coraggio e con coerenza. Nutrirsi, lavarsi, crescere un figlio: ogni azione, anche quella più banale, è ragionata in termini di ritorno alle origini, nel senso di contatto con la natura e di rispetto per essa...

I Registi
Damiano Giacomelli è uno sceneggiatore, regista, formatore e docente italiano. Nel 2014 fonda con Eleonora Savi la società Officine Mattòli Produzioni e presenta il suo primo cortometraggio alla regia "Un rovescio" alla 50a Mostra internazionale del nuovo cinema di Pesaro. Noci Sonanti ha partecipato a importanti festival nazionali e internazionali, vincendo il premio come Miglior Opera Prima al Biografilm festival di Bologna.
Lorenzo Raponi è un regista e filmmaker italiano. Laureato in Storia e critica del cinema all’Università di Macerata, ha frequentato il centro di formazione Officine Mattòli, con cui collabora come assistente e montatore dal 2014. Ha scritto e realizzato con Damiano Giacomelli il documentario Noci Sonanti.

Il Trailer
https://www.youtube.com/watch?v=emmW92Z2PzA

Recensioni e interviste

L'eremita anconetano: «La gente distrugge tutto, perciò ho fondato la mia tribù»
L'elettricità è un antico ricordo del consumismo, lo spirito è quello libero di chi cerca se stesso vivendo solo di ciò che produce. Fabrizio Cardinali racconta come si vive lontano dal mondo ordinario. A 22 anni ha deciso che quello che noi chiamiamo “mondo ordinario” non faceva per lui. Fabrizio Cardinali ha lasciato la sua famiglia e, dopo un lungo periodo di vita in comune dentro diverse realtà italiane, ha deciso di fondare a Cupramontana la tribù delle “Noci sonanti”. Vive con il figlio Siddhartha, 13 anni, a cui fa anche da maestro e nella fattoria di via Torre riceve chiunque voglia staccarsi dalla società consumistica e vivere per un periodo di soli frutti della natura.
Il sessantacinquenne Fabrizio vive in una casa abbandonata nel bosco, rinunciando a tutto quello che gli offrirebbe la cosiddetta modernità, dalla semplice corrente elettrica al cellulare. Nove anni prima è diventato padre di Siddahrtha, un bambino vivace che alterna quel genere di esistenza a un modello cittadino ogni qualvolta raggiunge in Liguria la madre Gessica, che si è separata dal padre. In quel luogo sospeso nel tempo Fabrizio ha fondato la Tribù delle Noci Sonanti che sin dagli anni '80 ospita persone che vogliono vivere questo tipo di esperienza: come un tempo ci fu Gessica, adesso vive con loro la ventiquattrenne Erika. Siddahrtha non va a scuola, è il padre che - seguendo il progetto di scuola familiare, che prevede delle verifiche di idoneità di anno in anno - gli insegna ogni cosa; tuttavia il contatto di Siddahrtha con il mondo cosiddetto civilizzato è costante perché - durante l'estate raccontata dal film - spesso va a giocare dall'amica Sofia, una bambina di 11 anni che vive a casa del nonno.
Che sia un film filosoficamente "slow", risulta evidente sin dalle prime didascalie. Se normalmente il loro tempo di permanenza sullo schermo è basso, al limite della non leggibilità, in Noci Sonanti lo spettatore ha tutto il tempo per recepirle e (pure) rifletterci su, così da entrare al meglio dentro la storia. O meglio, dentro le sue atmosfere, perché solo alla fine i registi decidono di dare esplicitamente delle informazioni su chi sono i personaggi, mentre all'inizio l'unico obiettivo sembrerebbe quello di farci vivere le emozioni indotte dalla tribù, obbligandoci a rinunciare alla bulimia - anche questa "consumistica" - del sapere e comprendere tutto, a ogni costo.
Proprio come fossimo un bambino che, per definizione, fa fatica a elaborare il (molto) nuovo che ogni giorno appare innanzi a lui, anche noi adulti facciamo fatica a capire il senso di una scelta così estrema, sicché lo sguardo di Siddahrtha, che è il punto di vista di tutto il film, diventa la soggettiva dello spettatore. È grazie a questa chiave emozionale, più che di pensiero, che la scelta di Fabrizio Cardinali, pur riportandoci a una analoga raccontata - e sociologicamente "vivisezionata" - nella prima parte di Terra madre, finisce per andare altrove, cioè in un terreno lontano da ogni genere di sovrastruttura ideologica.

Ecco un'interessante intervista a Fabrizio Cardinali del 2014
https://www.youtube.com/watch?v=koJzh7vgAaA

e al regista Damiano Giacomelli del 2021
https://www.youtube.com/watch?v=Gg5Vo3GEOoQ
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