La trama
Greg è un ragazzo di talento ma incapace di relazionarsi con il prossimo. Preferisce sfuggire la profondità nei rapporti e crogiolarsi nella sua eterna adolescenza insieme a Earl, il suo migliore amico, da lui definito solo "collega". Quando la madre di Greg lo costringe a far compagnia a Rachel, una ragazza del suo liceo malata di leucemia, le barriere emozionali di Greg cominciano lentamente a crollare, lasciando spazio a un'inaspettata maturità.
Il tema principale del secondo film di Alfonso Gomez-Rejon (un passato come assistente di Scorsese e Iñárritu, un debutto nell'horror), ossia il confronto con l'indicibile dolore della malattia terminale in età giovanile, porta inevitabilmente Me and Earl and the Dying Girl a misurarsi con altri titoli cult di un sottogenere particolarmente gremito nel recente cinema indipendente americano. Prima Gus Van Sant con il mélo di L'amore che resta, poi la rielaborazione sotto forma di commedia di 50 e 50 e infine Colpa delle stelle, l'incredibile successo young adult tratto dal best-seller di John Green, hanno prepotentemente messo il cancro e il tema della morte al centro del romanzo di formazione adolescenziale. A condizionare, nel bene e nel male, Me and Earl and the Dying Girl è la consapevolezza di non arrivare per primo. O meglio, è la consapevolezza tout court, a 360°. Quella di una sceneggiatura - scritta da Jesse Andrews, autore del romanzo da cui il film è tratto - così ricca di freddure da colto umorismo Sundance, da risultare incontenibile e forse ingestibile nei binari della narrazione.
Il regista
Alfonso Gomez-Rejon inizia la sua carriera lavorando come assistente di Alejandro González Iñárritu, Martin Scorsese, Nora Ephron e Robert De Niro, per poi diventare regista televisivo e pubblicitario. Dal 2010 dirige vari episodi della serie televisiva Glee, per debuttare nel 2014 con il suo primo lungometraggio per il cinema, l'horror The Town That Dreaded Sundown, a cui seguirà Me and Earl and the Dying Girl.
Il trailer
https://youtu.be/LtIqqp69H-c